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viernes, 20 de enero de 2012

epistola recto

Poichè ho questo legame col segno scritto vi avverto adesso che deve leggersi ad alta voce.
Che non è presunzione di scrittrice, questa lingua che mi si sfugge dalle labbra ve la chiedo ancora in prestito.
Provero a verbalizare questa immagine fantasmagorica di un personaggio che si resiste a morire.
La maledizione che lancia Mercuzio sulle due famiglie secondo me  rapressenttano gli istituzioni,
odierne battezzate con sigle esoteriche G8 FMI NAFTA VTO World Bank, monteschi, capuleti
la cui prima vittima è l'intelletuale.
L'ibris di Mercuzio è in realta la funzione sociale del artista,  nella sua inguaribile tendenza a polemizare, a contradire, a dibattere col pensiero sottile e sua fragilita.
Quello che ci dice per primo, in somma è che l'amore in questi tempi sconvolti non è possibile.
Poi viene l’evidenza. Ecco, a me fa male questa verità alla isabeltina

Un carissimo amico,
compositore contrabasssita italiano, dieci giorni fa è morto da una crudelissima malatia
una sclerosi amiotrófica, che aveva sofferto da due anni
tempo fa aveva deciso di ritornare in Messico per morire,
paese di cui si era inamorato da circa 30 anni.
Io condividevo con Stefano questo amore
ma questo amore è adesso imposibile.
Quello che una volta per Tina Modotti era stato il paradiso degli artisti, adesso non esiste piu.
Le istituzioni in Messico sterminano gli artisti, qualsiasi nozione di polemica o critica, viene perseguita.
Non me ne avevo reso conto, quasi tutti con cui ho fatto teatro siamo gia da per tutto,
a Montreal, a Barcelona a Nantes, a Austin, quasi tutti i miei amici con cui ho colaborato sono fuori dal Messico
Fino adesso non ne ero conscente,
Io me ne sono andata a continuare gli studi cercando di aterrare in qualcosa piu teorica,
soltanto ero dilusa dalla disfatta di tante iniziative progresssite, anichilate in un tessuto sociale ucisso dalla diatriba pseudo politica,  cosi distruto come il tessuto neuro motrice di Stefano.
Avevo deciso di allontanarmi, prendere distanza dal mio amore e cosi forse l'ho tradito perche da lontano  non si possono combatere gli oligarchi.
La prima cosa che mia coinquilina mi ha detto quando ci siamo conosciute è che non sembravo messicana, quello che per lei era un complimento a me ha fato male.
Ma che colpa ne ho io, dei vostri stereotipi.
Que colpa ne ho io della esigenza d’identificazione, Io non sono identica a nessuno e nella alterità non c'e niente che mi sia straneo.
Nelle diferenze mi ci trovo bene.
E che colpa ho di essere antenata d'un paradiso sconvolto.
penso al riclamo della generazione dei mie genitori,
siate realisti e demandate l'impossibile
quindi, ho soltanto questa esigenza, Mercuzio non deve morire e l’amore dovrebbe essere possibile

lunes, 16 de enero de 2012

verso

Se la felicità non appare casualmente,  se non si rivella con l'epifania, se in realtà bisogna impegnarsi a decifrare la sua natura e fomentarla, se non viene ricevuta come privilegio dagli dei, se va tradotta in femminile, piu dinamica che permanente, e la sua materia si dibate continuamente fra apolinea e dionysiaca,  cosa ci resta alle contemplatrici perplesse? Forse osservare con perizia le propie ossesioni per precisarle prima di lanciarsi a perseguirle. 

Sebbene, auguro persistentemente delle sensazione alterate, dei momenti vortice che spingano la mia curiosita al di la del abismo tra fascino e dilusione, vorrei ancora rimanere gitana di cuore e percorrere ancora i senderi che si aprano come favole nei vissetti degli altri. Attraversare, incrociare ancora dei territori interiori di quella prima sconosciuta che e mia sensibilita ma in anzi tutto con la perizia tacita ed il sosiego di un paisaggio costelato di luci mercuriali propie di ogni complessita ontologica, andrei alla conquista delle mie battaglie ancor mille intervenzioni.

Dov'è l'Elegia che mi corrisponde secondo il tempo ed spazio. Se e vero che le parole hanno un pesso specifico con l'anima ribele ma senza conflitto, contente io e le altre, senza fissare ostacoli con le mie passi, aprendomi alle righe dittate da una nuova preistoria di curiosa metalurgia. Allargare dunque gli orizonti affetivi e professionali in somma di vita, per sodisfare il bisogno di incidere in questa realtà ancora sfuggente, prendendo conscienza delle contradizioni che spesso mi provocano in vano ed fanno agire in modo avventato.

viernes, 13 de enero de 2012

letter to absence


Confusion is always the first state of mind when creative process begins...
Will I ever reach anywhere, is there any destination towards this feeling is taking me? The subject asks, pulls to it self. Make me wonder if I will ever get anywhere. Has destination become only an utopia? What’s ahead makes me wonder if I will able to change the way I feel about the past, to make the past as a prison disappear?
I know the answer may relay on the narrative possibility, when I’m ready to tell and write about what happened means that I can deal with it, then I’m ready to go ahead. I don’t want my past to be simply left behind, when circumstances take over I must write a letter. 


Just a letter, even if is not meant to be sent. The letter always holds on the voice of the person who writes it. Evocative voice,  as a whole body held by the power of words... loud ink.

sábado, 31 de diciembre de 2011

Recognizing the shift

"To be rooted is perhaps the most important and least recognized need of the human soul." Simone Weil on exile.


Paradox of global present, here is where I start singing... Lopez Alavez's "Mixteca" song.
If art must reconfigure in relation to transformed modes of cognition and experience
linked directly or indirectly with the activity and imagination of new subjectivities and communities in a conflict ridden with social environment, the way we think about research'd change,  challenging hegemonic uses of media and testing out new ways of assembling and presenting information. Tangible world dilapidated by the infinite phantasmagoria of images on line or on screen. This is where I shift to Kurt Weill's "Alabama" Song.

Strategies of materializing knowledge through concrete procedures are develop as a result of awakenings of communal memory within a culture depenent on historical amnesia. Installation art is paradoxically implied a sense of position and spatial homogeneity that can engage contemporary experience with a stunning diversity of materials and practices. What we habitually refer to as photography, film, video, television no longer has a stable identity and is now subject to increasingly frequent mutations as part of larger technological trans_formations

"theatricality paradoxically outlined the conditions that would come to define installation art" Rochelle Steiner

If theatre still provides one of the paradigms for today's instalations it's rhetoric has been superseded by other concerns, the idea of stage through repeated use of framing devices.
If place can be defined as relational, historical and concerned with identity then a space wich cannot be defined in those terms will be a non-place.

viernes, 16 de diciembre de 2011

Il faut être nomade, traverser les idées comme on traverse les villes et les rues. Picabia.

sábado, 10 de diciembre de 2011

declinante llamado

Instinto hacia adelante
atravesando el desierto, mero
territorio que se abre al sendero incierto
Un lugar a encontrar, sin atributos, sin fe
inventando a cada paso una geografía
perpleja todavía, trazada desde un barranco
laberinto
erosion continua, sin fin sin brindis
dejando distraídamente caer la obnubilada pesadumbre
mientras mi desconcierto se entrega con la incertidumbre de cada día.
Con tantas fuerzas como casualidades disueltas, en el tè
se anegan las visiones de mi habitacion
a repetidas voces como un mantra, susurradas entre dientes
castamente, el rosario entre los dedos, se rompe
entre cada cavidad, hendidura una resonancia de la piel escondida,
donde a tientas, a oscuras,
cada roce persigue con vehemencia su ambivalencia
su otra voz, del otro lado, a vuelta de cornisa
entre cuerpos, una persona, otro anhelo, desvelo
un lugar utopia, el desierto como anillo al dedo.
Me desmorona el muro con su impacto frio
con piedras de rio en el lavamanos
que persigue su flujo, a su propio agujero
acuarela a dos tintas, boreal y austral.

sábado, 3 de diciembre de 2011

metabolizando


« E sopra il bosco quando fa sera s'alza una luna di rame;perché mai così poca musica, perché mai un tale silenzio? Osip Mandel'stam, da Kamen

“Finché vive la creatura

deve portare le proprie vertebre,

i flutti scherzano

con l’invisibile colonna vertebrale.

Come tenera, infantile cartilagine

è il secolo neonato della terra. (…)

Ma è spezzata la tua schiena

mio stupendo, povero secolo.

Con un sorriso insensato

come una belva un tempo flessuosa

ti volti indietro, debole e crudele,

a contemplare le tue ombre”

Osip Mandel’stam, 1923 “Il secolo”