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lunes, 17 de septiembre de 2012

Life is what happens to you while you're busy unpacking


Vorrei continuare a costellare le stelle, cioè continuare a sognare ma è un po’ scontata come postura politica. In realtà un sogno è un’utopia con data precisa. Io vorrei sfruttare nelle espressione dialettali le possibilità vocale e visuale, nella stesura di una drammaturgia video acustica che coinvolga la mia complessità ontologica, non ho mai avuto la minima intenzione di fare arte, ma solo di vivere che... è il modo in cui la cultura del presente tempo, quotidianamente collettivamente senza i nomi propri che il mercato seleziona o individua singolarmente per consacrare al museo o storia dell'arte

Sono nata a Cittá del 1982. Ho una sorella 12 anni piu grande di me con cui ho condiviso in certo senso un'infanzia come figlie uniche nella casa della nonna insieme a mia madre e un padre assente con origini tutti e due nel Michoacan. Un po’ tutta la mia zona è sempre stata una terra di mezzo, un punto d’arrivo o di passaggio per molti che come i miei nonni si sono trasferiti da una realtá agricola, contadina a una urbana cittadina. Una zona variopinta e conflittuale, popolare al contempo.
Fra un spirito d’avventura e un disagio cittadino mi sono decisa a lasciare il DF, scarse opportunità di emancipazione professionale e poi voglia di uscire dalle etichette e gli stereotipi che inevitabilmente ti seguono come abitante di una dei più grandi metropoli del mondo. 
Dal 2003 faccio teatro come attrice e ricercatrice. Ho fatto i miei studi formali nell'UNAM, attualmente faccio la laurea magistrale in Discipline dello spettacolo dal vivo a fra Bologna in Italia e Gent in Belgica, tramite l'Erasmus. Insomma per vivere è possibile fare un mix di attività più o meno correlate tra di loro e così mi piace, amo la varietà e l’avventura di cercare sempre nuove strade. D’altra parte questi significa anche molta incertezza, il precariato all’estremo e a lungo andare può stancare. A volte escono dei bei progetti e uno ci si lancia, ho fatto una breve incursione nel negozio dei libri ma non mi son mai trovata al mio aggio come entrepreneur, magari in futuro.
Ho affrontato all’inizio del mio soggiorno accademico in Italia certe difficoltà linguistiche rivolte alla distanza fra la lingua imparata e la diversitá dialettale che erano quelle meno forti, mentre le differenze culturali in tutti i campi immaginabili, dal lavoro all’amicizia e alla vita sentimentale, erano forse, all’inizio, l’elemento problematico, la cosa da capire, la sfida per decidere se la scelta che avevo fatto per riprendere gli studi accademici faceva per me. E per ora è andata bene, direi.
Per oggi il mio rapporto col Messico è un rapporto molto stretto, anche critico e appassionato allo stesso tempo. Seguo le vicende della politica e della società civile nei limiti del possibile, scrivendo e collaborando a certe iniziative, resto partecipe, molto di meno di quello che mi piacerebbe. Mantengo le amicizie di vecchia data, magari non tutte ma quelle che più contano, e in genere cerco di aprimi a tante nuove amicizie .
Certamente le lenti per vedere il Messico da lontano mettono meglio a fuoco la situazione, come emigrante la lettura del concetto di Patria si è chiarita in molti aspetti che da dentro non si riescono a vedere, anche ad uscire dal rumore informativo, di gossip mediatico che ci confonde solo le idee quando siamo a casa. A volte sento che siamo dei profeti incompresi e vediamo nei paesi esteri pregi e difetti come facciamo nel nostro, ma non siamo capiti o valorizzati, invece penso che chi vive, va, viaggia o torna dall’estero sia una risorsa inestimabile perché davvero può diventare un agente del vero cambiamento e miglioramento.
Certo che mi manca la famiglia, alcuni amici veri, il mio passato e moltissimi luoghi in cittá i cui penso godermi al massimo quando torni. Non mi manca il provincialismo, il centralismo, il calcio e la TV, senza dubbio.
Il Messico è cambiato profondamente negli ultimi anni. Il paese s’è aperto nettamente al mondo ma senza esserne del tutto pronto. Apertura senza regole non è sinonimo di crescita e benessere per tutti come si predicava negli anni 80 e 90. Nazionalismo e revanscismo si mischiano con le tendenze globali e l'urgenza di cambiamento. La democrazia cresce ma è molto giovane e precaria. I movimenti sociali lottano ma sono costretti in logiche arcaiche e tendono a radicalizzarsi senza poi ottenere gran che. L’esperimento di autonomia comunitaria e zapatista in Chiapas era e forse è, tuttora, una gran speranza ma resta circoscritto. Mentre l'Europa invecchia e decade come sistema, in Messico si respira più dinamismo ma con più contrasti. E’ difficile dirlo in poche righe. La magia del Messico potrebbe restare impantanata nella realtà di milioni di poveri, di una giustizia civetta e di un sistema autoritario che stenta a slegarsi dalle vecchie logiche di potere e preferisce la repressione brutale al dialogo, i soldi e i vantaggi per pochi rispetto al progresso e a un sistema più equo.
m.