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sábado, 31 de diciembre de 2011

Recognizing the shift

"To be rooted is perhaps the most important and least recognized need of the human soul." Simone Weil on exile.


Paradox of global present, here is where I start singing... Lopez Alavez's "Mixteca" song.
If art must reconfigure in relation to transformed modes of cognition and experience
linked directly or indirectly with the activity and imagination of new subjectivities and communities in a conflict ridden with social environment, the way we think about research'd change,  challenging hegemonic uses of media and testing out new ways of assembling and presenting information. Tangible world dilapidated by the infinite phantasmagoria of images on line or on screen. This is where I shift to Kurt Weill's "Alabama" Song.

Strategies of materializing knowledge through concrete procedures are develop as a result of awakenings of communal memory within a culture depenent on historical amnesia. Installation art is paradoxically implied a sense of position and spatial homogeneity that can engage contemporary experience with a stunning diversity of materials and practices. What we habitually refer to as photography, film, video, television no longer has a stable identity and is now subject to increasingly frequent mutations as part of larger technological trans_formations

"theatricality paradoxically outlined the conditions that would come to define installation art" Rochelle Steiner

If theatre still provides one of the paradigms for today's instalations it's rhetoric has been superseded by other concerns, the idea of stage through repeated use of framing devices.
If place can be defined as relational, historical and concerned with identity then a space wich cannot be defined in those terms will be a non-place.

viernes, 16 de diciembre de 2011

Il faut être nomade, traverser les idées comme on traverse les villes et les rues. Picabia.

sábado, 10 de diciembre de 2011

declinante llamado

Instinto hacia adelante
atravesando el desierto, mero
territorio que se abre al sendero incierto
Un lugar a encontrar, sin atributos, sin fe
inventando a cada paso una geografía
perpleja todavía, trazada desde un barranco
laberinto
erosion continua, sin fin sin brindis
dejando distraídamente caer la obnubilada pesadumbre
mientras mi desconcierto se entrega con la incertidumbre de cada día.
Con tantas fuerzas como casualidades disueltas, en el tè
se anegan las visiones de mi habitacion
a repetidas voces como un mantra, susurradas entre dientes
castamente, el rosario entre los dedos, se rompe
entre cada cavidad, hendidura una resonancia de la piel escondida,
donde a tientas, a oscuras,
cada roce persigue con vehemencia su ambivalencia
su otra voz, del otro lado, a vuelta de cornisa
entre cuerpos, una persona, otro anhelo, desvelo
un lugar utopia, el desierto como anillo al dedo.
Me desmorona el muro con su impacto frio
con piedras de rio en el lavamanos
que persigue su flujo, a su propio agujero
acuarela a dos tintas, boreal y austral.

sábado, 3 de diciembre de 2011

metabolizando


« E sopra il bosco quando fa sera s'alza una luna di rame;perché mai così poca musica, perché mai un tale silenzio? Osip Mandel'stam, da Kamen

“Finché vive la creatura

deve portare le proprie vertebre,

i flutti scherzano

con l’invisibile colonna vertebrale.

Come tenera, infantile cartilagine

è il secolo neonato della terra. (…)

Ma è spezzata la tua schiena

mio stupendo, povero secolo.

Con un sorriso insensato

come una belva un tempo flessuosa

ti volti indietro, debole e crudele,

a contemplare le tue ombre”

Osip Mandel’stam, 1923 “Il secolo”

sábado, 26 de noviembre de 2011

Cercano Oriente o del delirio ottomano


"Fu la storia che separò l'Asia, non la natura. Senza storia l'Europa sarebbe tuttora ciò che fu per centinaia di secoli: una serie di penisole asiatiche"
Romein 1969, p.27.

Il pericolo di conoscere aumenta sempre. Il pericolo di sapere tutto sull'Oriente- che pericolo! Più sappiamo più ci perdiamo. L'Oriente una volta sembrava così lontano nel tempo; ad alcuni sembra ancora lontano- come le stelle. Come brillano le stelle - e come brilla l'Oriente -nelle loro distanze. Alcuni di noi si istruiscono nelle stelle e la loro luce si spande, più si spande e più luce è in noi. Col sacro Oriente è così.
Allora vieni, vieni con i tuoi vessilli e le tue musiche, sorpassaci con i tuoi danzatori e le rue divinità e vattene: ma non insegnarci, non illuderci con lusinghe, lasciaci ignoranti, lasciaci le mani slegate. Se vuoi vincerci, fallo come un conquistatore. Così noi, alcuni di noi, alla fine ti rimarranno affezionati.
Gordon Graig.

Ad un primo livello l'Oriente è un'indicazione astronomica che india la parte del cielo dove sorge il sole: l'oriens latino significa com'è noto nascente e siamo subito nella metafora del mito. Come luogo dove nasce il sole l'Oriente è la fonte della vita materiale come di quella spirituale e simboleggia la nascita e la luce. (...)
Ad un secondo livelo, come indicazione geografica derivata dall'astronomia, l'Oriente indica, in senso lato, il complesso delle terre situate a Est: quindi orientale vuol dire "che si pone al Oriente", "che proviene dall'Oriente" ma anche " che è proprio dell'Oriente e dei suoi abitanti". Dal punto di vista eurocentrico, l'Oriente è stato dunque la definizione complessiva e unitaria de una parte del mondo, l'Asia- con le sue civiltà, le sue gente, i suoi costumi- rispetto al corrispettivo ma opposto contesto dell'Occidente: un termine che a sua volta, per estensione, ha finito col designare non più soltanto l'Europa e la sua cultura ma anche tutti i paesi che hanno adottato la cultura, i modi di vivere e di pensare dell'Europa. Un'estrema accezione di Oriente, strettamente legata alle precedenti, riguarda infine l'universo delle fantasie letterarie e artistiche che ha caratterizzato la cultura occidentale, e di riflesso anche quella orientale a un vero topos del pensiero e delle arti che estende il termine geografico di elementi -curiosità, fascino, esotismo, pittoresco, seduzione, rivelazione, annullamento.
Savaresse 1992.

viernes, 18 de noviembre de 2011

framework attempt


La relación màs pertinente que encuentro es hacia el teatro postdramatico que "subraya lo inacabado y lo inacabable de la percepción a tal punto que realiza su propia fenomenología caracterizada por un sobrepeso de los principios de la mimesis y de la ficción. Como evento concreto producido en el instante, el juego transforma fundamentalmente la lógica de la percepción y el estatuto del sujeto de esta percepción que ya no puede apoyarse sobre un orden representativo" (Liehmann, 2006)

domingo, 13 de noviembre de 2011

Umewaka workshop insights


"Detached vision"
Among the Japanese this kind of vision of experiencing, is based on Buddhist principles.

The relaxed unconscious scanning, as Schechner refers to: -a selective inattention-

Noh is the exquisitely articulated masked theater of Japan that "developed from a variety of sacred rituals and festival entertainment arts... brought to a state of refinements and maturity during the Muromachi period (1336-1568)" (Komparu 1983:XV)

This Japanese echo "making perceptible the imperceptible forces" and the "becomings and intensities" of Deleuze and Guattari, also makes clear that such approach constitute a new gaze over contemporary theater praxis.

The hybridization of the performance and the diversity of media employed... these imperceptible intensities, together with their ontological status give rise to new modes of perception and consciousness.

Foto: katievanscherpenberg "furo"

Diferencia y repeticion


"Repetir es comportarse, pero en relación con algo único y singular, que no tiene semejante o equivalente. Y tal vez esta repetición como conducta externa hace eco por su cuenta a una vibración màs secreta, a un repetición interior y mas profunda. La fiesta no tiene otra paradoja aparente: repetir es irrecomenzable"

Gilles Deleuze

Foto: Marina Tanaka

lunes, 24 de octubre de 2011

Illich

Me imaginé a Iván diciendo todo esto en italiano con una cara seria y un mostacho grande y me dio risa. Creo que ni él ni yo, lo entenderíamos, aunque puede ser que él un poco más que yo...

sábado, 22 de octubre de 2011

Elogio della bicicletta


La bicicletta richiede poco spazio. Se ne possono parcheggiare diciotto al posto di un'auto , se ne possono spostare trenta nello spazio divorato da un'unica vettura. Per portare quarantamila persone al di là di un ponte in un'ora, ci vogliono dodici (corsie) se si ricorre alle automobili e solo due se le quarantamila persone vanno pedalando in bicicletta.

Ivan Illich.

Foto: Rogelio Lopez Cuenca

viernes, 14 de octubre de 2011

foreword


A path is a prior interpretation of the best way to traverse a landscape, and to follow a route is to accept an interpretation, or to stalk your predecessors on it as scholars and trackers and pilgrims do. To walk the same way is to reiterate something deep; to move through the same space the same way is a means of becoming the same person, thinking the same thoughts. It's a form of spatial theatre...
Rebecca Solnit, 2002:68

Foto: Katia van Scherpenbergievanscherpenberg

jueves, 22 de septiembre de 2011

And indeed there will be time [...]


Time for you and time for me, And time yet for a hundred indecisions, And for a hundred visions and revisions.

T.S. Eliot, The Love Song of J. Alfred Prufrock

photo. Monica Alcantar 2010.

miércoles, 15 de junio de 2011

Étoile


No wall yet enclosure.

"Folle, lépreuse, suicidaire ansi fut mon rôle, oui, mais je restais donc l'etrangère".
Lorette Nobécourt, La demangeaison.

Language as a homeland, the only place I truly live. Converging point for questions of nation, identity, and power. Ultimately away from civil identity that ties into cultural and national groups in favor of a grater individuality and stronger independance.

"Nous possédons notre amant comme lui nous posséde. Nous nous possédons. Le lieu de cette possession Le lieu de cette possesion et le lieu de la subjectivité absolute.
M. Duras, La vie Matèrielle.

martes, 19 de abril de 2011

For poetry makes nothing happen: it survives           
A way of happening, a mouth. 
 In Memory of W. B. Yeats by W. H. Auden


martes, 5 de abril de 2011

Framing


The poem does not demand that one interpret it, but that one enter its operation: “The rule is simple: step into the poem, not to know what it is talking about, but to think what is happening there. Because the poem is an operation, ti is also an event. The poem takes place.

Alain Badiou, Petit manuel d’inesthétique (Paris: Seuil, 1998)



No es por casualidad, creo yo, que Ellis Island es visitada en la actualidad. Aquellos que pasaron por allí no tienen ningún deseo de volver. Sus hijos o sus nietos vuelven por ellos, vienen a buscar una huella: lo que fue para unos un lugar de pruebas y de incertidumbres es para otros un lugar de memoria, uno de esos lugares arlrededor del cual se articula la relación de los une a su historia.

George Perec. Ellis Island.


Now, all this is shifting today, both in the domain of meaning and in that of space. We are told that the ‘great narratives’ are dead and that there are no more myths of the origin or of the future. Population movements, the development of communications, and globalization all affect the symbolization of the relations inscribed in space: in short, social meaning (the meaning of the relations between people) is weakened even as the spaces of communication, circulation, and consumption become more anonymous. It is no longer the time of the surreal, of a surplus meaning that reality hid from intelligence, entrusting it to intuition or augury; instead it is the time of de-realization which replaces the depths and meanders of life with the flat visibility of the copy or the simulacrum. Communication replaces language, an spectacle replaces landscape.

Marc Auge . Art in a glaze

An age will come after many years when the Ocean will loose the chains of things, and a huge land lie revealed -Seneca, Medea

THERE YOU GO, THAT'S MY FRAME

WHAT'S YOURS?

jueves, 24 de marzo de 2011

Esqueleto


En la tormenta.

El personaje tiene un pulpo en la cabeza y vive en una tina.

Annie Moore fue la primera en llegar a la Isla.
Entre 1892 hasta 1914 desembarcaban diez mil personas al día y hasta 1924 se registraron tres mil suicidios
en Ellis Island.
Ella tenía la esperanza de encontrar prosperidad, a partir de entonces ese fue el lugar más habitable del mundo
Al bajar del barco le entregaron una moneda de oro y ella sonrió.

(Risas desde la tina, un barco de juguete avanza hacia un cuerpo, unas manos hacen olas para impedir que se acerque, lo tratan de hundir)
Black. Voz en off.

¿Cómo describirlo?
¿Cómo explicarlo?
¿Cómo mirarlo?
Objetos cotidianos convertidos en objetos de museo,
vestigios raros, cosas históricas, imagenes preciosas.
Tras la tranquilidad ficticia de aquellas fotografías fijadas,
de una vez por todas en la evidencia engañosa del blanco y negro,
¿Cómo reconocer ese lugar?
¿Restituir eso que fue?

(Una cara sumergida que habla bajo el agua)

It is very hard to live with silence. The real silence is death and this is terrible. To approach this silence, it is necessary to journey to the desert. You do not go to the desert to find identity, but to lose it, to lose your personality, to be anonymous. You make yourself void. You become silence. You become more silent than the silence around you. And then something extraordinary happens: you hear silence speak.
Edmond Jabés

martes, 8 de febrero de 2011

Post-Intro

"Lo que yo, Georges Perec, he venido a preguntarme aquí es lo errante, lo disperso, la diáspora. Ellis Island es para mí el lugar mismo del exilio, es decir, el lugar de la ausencia de lugar, el no-lugar, el ninguna parte.”

Este texto, mero punto de partida, nos habla de los fantasmas de una pequeña isla escondida en la larga historia de la inmigración europea en los Estados Unidos. Deshilvana en su poesía, con precisión de alquimista, las esperanzas y los desengaños de quienes viajaban a América en búsqueda de aquellas calles pavimentadas de oro. Se me hace un texto sustancioso en ese sentido subjetivo y personal de la imaginación y construcción de relatos a partir de proceso migratorios.

Además como Perec nació en los años de posguerra enfrentó una realidad agobiante y precaria y se empeña al escribir en la creación de mundos más amables y libres. Falleció en 1982, el año en que nací. Me pareció una interesante coincidencia.

¿Y ahora?

Tenemos que tejer.
Una red para cazar peces.
Un barco para llegar a la isla.
Un espacio para vagabundos y lobos.
De espejos rotos.
Tenemos que hablar supuestamente.
Tenemos que ver supuestamente.
Lo que no está.
Lugar
Acción
Imagen
...

Insolation

Ther's not...
The silence under the sun
The stone under your food
The body under the earth...

domingo, 6 de febrero de 2011

Jabes tiempo/desierto

Nosotros no podemos imaginarnos fuera del tiempo y del acontecer. Toda nuestra cultura nos emplaza en el tiempo. Ved los anacoretas, por ejemplo: están más muertos que vivos, literalmente quemados por el silencio. Sólo los nómadas, una vez más, saben transformar ese silencio aplastante en fuerza de vida.” Edmond Jabés.

It is very hard to live with silence. The real silence is death and this is terrible. To approach this silence, it is necessary to journey to the desert. You do not go to the desert to find identity, but to lose it, to lose your personality, to be anonymous. You make yourself void. You become silence. You become more silent than the silence around you. And then something extraordinary happens: you hear silence speak.
Edmond Jabés

sábado, 5 de febrero de 2011

golden island

Audiences and Translation

No poem is intended for the reader, no picture for the beholder, no symphony for the listener. Is translation meant for readers who do not want to understand the original?
Walter Benjamin

miércoles, 2 de febrero de 2011

ille maintenant

el mundo lleno de islas,
se empenan en llamarles peninsula o continente
pero desde la luna todas parecen islas,
unas mas grandes que otras

Nueva Zelanda
America
Corcega
Ariadna
Monica

cada una en su pluralidad de animos,
espacio,
cuerpos,
signos,
descripciones,
voces,
invenciones.
Habitante de tu isla por arboles de sombra,
habitante de tu isla desierto
de voluntad rocosa y mar tempestuoso
tu isla de llaves, tu isla de acertijos
tu isla escrita y leida y por lo tanto vuelta a escribir
isla reino, isla castillo, isla casa abandonada
Isla de nostalgia, que nos juega malas pasadas
soledad de viernes por la noche
La isla dentro la isla,
de tinta ausente, de pagina prometida
sin certezas cartesianas...

el pasaje, el paisaje
el tiempo tiende a obnubilar
yo me inclino a suspiro

miércoles, 26 de enero de 2011

soledad

En una isla el cuerpo flota, es obvio, y se mueve imperceptible. En una isla habita alguien, esperamos que así sea y miramos al cielo.
En la tierra ajena el cuerpo sobrevive, se encuentra con murallas enormes que desde el principio son impenetrables. La única salida
es rascar la piedra, quebrarla poco a poco, encontrar el lugar en la que alguien lo hubiese intentado antes. En ese lugar te imaginas un hombre
y sabes que estaba ahí por lo mismo que tú, cada vez que tocas esa parte desgastada sientes alguna clase de alivio.
Las manos en la roca y los dientes apretados.

¿Cómo llegaron esos hombres a esa isla?

En la entrada de mi casa había un gran perro gris que daba incluso miedo pero estaba débil, llevaba un trozo de cadena en el cuello y el cuello le sangraba, nosotros le dimos comida y agua, mi vecino que es más perro que humano se atrevió a quitarle la cadena, luego nosotros lo cuidamos, lo curamos y así pasaron algunas semanas,
el perro se fue recuperando, nos vigilaba y mis perros entendieron que era un perro con peor suerte que ellos y ya no ladraban. Un buen día se fue.
Siempre me he preguntado ¿A dónde van los perros? ¿Por qué no paran? andan sin rumbo. Muchos desaparecen, se escapan de sus casas y no vuelven
y otros regresan tan flacos y débiles con las orejas agachadas pero los ojos brillantes... Los perros.

viernes, 7 de enero de 2011

del privilegio del exilio

Me dí cuenta un día, que una cosa me importaba más que las otras: cómo definirme en cuanto extranjero?(...) Me di cuenta que, en su vulnerabilidad, el extranjero podía contar unicamente en la hospitalidad que otros pueden ofrecerle. Justo como las palabras se benefician de la hopitalidad ofrecida por la página en blanco y el canario de la incondicionalidad que le ofrece el cielo.

Mi sono accorto, un giorno, che una cosa m'importava più di altre: quale definizione dare di me in quanto straniero? (...) Mi sono poi accorto che, nella sua vulnerabilità lo straniero poteva contare soltanto sull'ospitalità che altri poteva offrirgli. Propio come le parole beneficiano dell'ospitalità loro offerta dalla pagina bianca e lùccello di quella senza condizione che gli offre il cielo.

Edmond Jabès, 1991

jueves, 6 de enero de 2011

Ingenuo resulta pensar que la inquietud sobre la alteridad y la direrencia se resolveria sustituyendo lo centrico por lo periferico o lo marginal.
La intencion del proyecto seria provocar la creacion de otras nociones de marginalidad (en tanto alteridad) que difieran de aquellas que prevalecen, de aquellas establecidas.