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viernes, 29 de septiembre de 2017

メキシコの皆さんのご無事と復興を心から祈っています。


I have received many  messages from my friends allover, where they communicate their moral support after the earthquakes in Mexico. I assured everyone of them that I was safe and my close family as well but that I feared for the sake of some friends and the whole population upon the aftermath of the quakes. A couple of them have communicated strongly their love and compassion for the harsh moment my country is going through but I tell them the truth, I trust completely that we will overcome this moment, dear friendsI thank you for every single line you've dedicated to me and my beloved country.

La Città del Messico è immutabile, poiché costruita come luogo mentale, è tuttora lo scenario di racconti mitici, talmente vividi da farsi sempre più reali, malgrado l’immane tragedia di 7.1 è impossibile sbiadirla ne come come luogo mentale ne come spazio concreto. Come luogo della propria memoria diventa vera in ogni successo coraggioso, in ogni persona che oggi si ritrova nell’ombelico tettonico del mondo. Qualsiasi persona che abbia vissuto a lungo a Città del Messico si renderà conto al andarsene che la distanza è relativa, non è altro che un’illusione, un gioco di specchi che riporta sempre alla propria mappatura sentimentale, quella interna che non esisterebbe altrove, perché si è creata dagli eccessi della percezione, dal vissuto iridescenti della città stessa e dalla memoria di quelli con cui si è convissuto. Ora ne sono convinta del fatto che il luogo dove si nasce è lo spazio dove ci si ritrova anche nella distanza. Ora da lontano riconosco che la mia città natale in rinascita continua e ciclica e riconosco nelle sue gestazioni storiche, estremamente laboriose, un tessuto di valori delicato eppure forte. Oggi in questa città approdo, provo a scrivere, o meglio, a descrivere questo riflesso intercontinentale, per riprodurre questa topografia interiore incespicando su ogni parola, a metà di ogni frase rischio di perdere la bussola e ritrovare in un angolo sconosciuto la fisionomia perenne della vitalità. Faccio e rifaccio, enuncio, cancello ancora, forse all’infinito, ripenso la mia città, la ricerco nel mio interiore per poter tornare… nel tornare non riesco a ritrovare altro che queste frasi, tanto simili a delle preghiere, che si ripetono nella mia testa, sempre uguali, una simile all’altra, magari perché la città dentro di me non cambia, risuona incolume, non è cambiata, la riconoscono nella voce dei suoi abitanti, nel tono evocativo de una fisionomia fatta di persone vere e i loro gesti affettuosi, rigenerati nella catarsi. Le imagini di Città del Messico, quella delle macerie e quella intonsa nell’evocazione del immaginario si sostengono l’una all’altra come se si trattasse di un recinto rituale che il terremoto ha fatto emergere a partire di una archeologia sentimentale, un luogo che non è materiale che precede tutti noi, un luogo primigenio per quanto amatissimo e dolorosissimo nel costante rielaborarsi, rifarsi, riscriversi. La Città del Messico risorge ormai dalla fatalità, come in una ciclica condizione storica che stende la sua patina sfiorando i suoi cittadini come un telo di imbianchino che lascia trasparire la loro luce, diffondendola, le loro sagome piene di forza vitale, di forza rigeneratrice si lasciano indovinare da lontano. La mia città natale ora è una ferita che si ricuce con fatica rivelando il sottile ricamo del tessuto sociale, un interstizio che si apre tra gli interni senza pareti e le stanze senza muri. Vorrei che questo momento sia soltanto una parentesi per la Città, vorrei ricucire subito quelle crepe aperte sull’asfalto, sollevare i calcinacci, riaccendere il colore delle facciate che adesso servono a smentire la morte, a sorridere in faccia al decadimento e a tenere in piedi la disobbedienza civile, l’indignazione spontanea e la generosità innata dei cittadini che tengono in alto il cuore, offrendolo agli dei delle macerie, assieme al pugno chiuso che eloquententemente esige il silenzio, il loro spirito è forte ancora, è forte sempre, risvegliato nel canto del cenzontle che offre la certezza dell’avvenire. La Città è carica di vita e anela al futuro riempito di un chiaro spirito e una chiara volontà politica.

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