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domingo, 8 de junio de 2014

Nil sapientiae odiosius acumine nimio. Seneca



Enfatizar los limitados alcances de la razón; ironizar sobre la pretensión de conocimiento de la filosofía occidental tradicional y discernir sobre la naturaleza última de la realidad:diferencia inherente a la repetición.
Multiplicidad más allá de la entropia. Denunciar la concepción jerarquica, ordenada y lineal de la realidad. Concluir con una ridícula celebracion de la esquizofrenia como la expresión heróica de la inconformidad social.

Perdersi nel labirinto che per Nietzsche (Aforisma 341) è tante cose, l'inconscio il divenire, ma sopratutto, la condizione in cui dolore e piacere, amore e odio si trasmutano continuamente l'uno nel altro. Questo perdersi nel laberinto è il principio della saggeza della potenza della gioia. Non a caso questa accezione del labirinto torna spesso rielaborando il mito di Teseo e il minotauro. 

Palesemente influenzato dall'Oriente Nel momento piu enigmatico, nella rottura di ogni sentiero quando accediamo alla perdita o alla origine assoluta quando siamo sulla soglia del altro  il labirinto offre a un tratto lo stesso, la sua ultima matassa l'astuzia che nasconde nel suo centro è uno specchio dal altro latto dal quale troviamo l'identico questo specchio in cui si dimmira la nascita dell'aberintata è riflesio in quello dove si guarda la morte, che a sua volta si riflette

Qui non si tratta di una riflessione di mero biografismo nel approccio critico alla vita di un autore la cui opera non necesariamente siempre riflesso di quello che comprende il suo vissuto,  l'operazione sarebbe diversa qui: un pensiero filosofico è legibile nel bios del filosofo, nel vivere del filosofo, cioè le prattiche di vita che costituiscono un soggeto, Senza fare biografismo cercare di prendere in esami le prattiche di vita che lo costituirono come filosofo, l'esplorazione continua, le esperienze limite, ogni esperienza spinta al estremo che diventa specie di prova che rivela una verità. 


La sonrisa discreta que viene de un pensamiento fugaz es propia de la disposición a la materia

que tenía a la vez, algo de serpiente y algo de pájaro  
de colores de noche estrellada
En los jardines juego de agua    
y pájaros mil colores    
a lo lejos    
el  mar    
embarcaciones a vela blanca    
y en todas partes        
tanta belleza
dentro de poco nos habremos soñado
dentro de poco será verano
dentro de poco estaremos muertos

lunes, 14 de abril de 2014

A propos del metodo errante

Mi resi conto un giorno che una cosa m’importava più che le altre: come definirmi in tanto straniero? Mi resi conto che, nella sua vulnerabilità, lo straniero poteva contare unicamente nell'ospitalità che altri possono offrirgli. Giustamente come le parole si avvantaggiano dell’ospitalità offerta per la pagina in bianco ed il canarino dell'incondizionale alloggio che gli offre il cielo.
E. Jabes



sábado, 3 de agosto de 2013

Età ghiacciale, giorno-notte



Sarà la metafora del giorno-notte, la transizione che più naturalmente esalta ed stimola il riflesso vitale. Nè diventare del inferno parte, né procurarsene uno. Attenzione e apprendimento perenne su quello che c'è dentro, davanti agli occhi e quello in lontananza. Come se i migliori auguri mi accompagnassero mi svegliai la mattina, era mercoledì. Ebbi un chiaro sogno, ero in viaggio a nord, cominciai a sentire nella gamba destra la abituale sensazione che si era manifestata in altri parti del corpo, come se portassi qualcosa incorporato. Vedo che comincia a sporgersi una particella vicino al ginocchio. Posso riconoscere nelle proprie memorie, remote e più segrete un frammento di quello che cominciava a sporgersi fuori la mia carne, sulla pelle. Lo toccavo appena, mi permetteva continuare il viaggio camminando, percorro un sentiero che conduce a te al interno di un un verde cupo di rugiade piante ed alberi. Tu sei sotto l'ombra di un albero Lorca di frutti ancora molto piccoli per decifrarne i versi. Quando mi inchino a salutarti con un sorriso, becco sul mio ginocchio il frammento che ha cominciato a uscirne fuori, è una creatura che sento ancora chiaramente dentro anche se fuori è già ben distinguibile un paio di corna sulla testolina. Sembra di star nascendo in quel momento giusto dalla mia coscia. Mi aiutaste riuscendolo a prendere bene dalla testa, tiraste fuori il tutto quanto e sentì subito una liberazione in tutto il corpo, era un piccolo drago, uno verde rossiccio di una faccina infantile e ali violacee. mi sentì liberata eppure più agile. 

"...quando la Luna, come chioccia, chiama le stelle a beccare le rugiade...
... quando la Notte distesse per il cielo le sue nere vesti per arieggiarle e preservarle dai tarli...
... non ancora la Notte era uscita alla piazza d'armi del cielo a passare in rivista i pipistrelli..."
Giambattista Basile, Il Pentamerone. (1593)

La soglia nomadica, sensibile, la soglia adultescente, di sano smarrimento delle costanti nevrotiche e confusioni di appartenenza. Il sconvolgimento era coinciso con l'apparizione subitanea di un tempo inconsueto di tutto ciò che avveniva con estrema rapidità alimentando l'esperanza del sempre. Si tratta, penso, di agire di una volta per tutte. Così il frutto dell'azione sarà contenuto nell'azione stessa. L'immagine nello specchio è la metafora del processo di accumulazione  trasferimento e interferenza, che sono fundamental nel darsi rinascita, quella di ogni mattina.


Ogni scelta decisiva sembra, ogni azione irrevocabile e carica di significati, in accordo col tempo, ogni indugio colpisce, anche se sembra fosse fuori dal tempo, come nel sogno. Sento i piedi danzare forte, premendo la terra sotto le mie piante, vedo la mia casa colpita da tante coltellate, tante bandierine luccicanti. Se giaci, serbando negli occhi del piccolo drago che traspare in qualche fulva bontà in cui ti rinnovelli.
m.

Mammoth spear thrower, c.14,000-12,000BC - Magdaleniense. Montastruc, Bruniquel, France. © Trustees of the British Museum



L'inferno dei viventi non qualcosa che sara’; se ce n'e’ uno e’ quello che e’ gia’ qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme.
Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo piu’.Il secondo e’ rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all'inferno, non e’ inferno e farlodurare e dargli spazio.
Italo Calvino  da: Le citta’ invisibili (1972) 

lunes, 15 de julio de 2013

Episodio 1

Premessa:
Una coppia, è naufragata in un piccolo villaggio, dove il tempo si è fermato.
I traslucidi miraggi verdi riflettenti della vegetazione nascondevano il pensiero tedioso e mortifero di un tempo immobile emotivamente e ideologicamente.
Eppure qualcosa sotto ogni strato di finzione e di natura disseminata nel dintorno bucolico, tra le nuove tecnologie e vecchie tradizioni si celava.
Era una sensazione per i due esuli, naufragati li, dove solo in una preistoria distante il mare poteva giungere quelli pendici montuose. 
Una voce primigenia, paleolitica, qualche sussulto di corno barbarico li aveva tirato li. Dalle teste vichinghe alle mansuete capre mancanti, li si odorava qualcosa, quel qualcosa un canto forse. Che dalle onde del mar mediterraneo non era più possibile sentire ma che li, in quel tempo sempre retrivo superstizioso, timorato da dio era ancora possibile sentire.
m.


Episodio 1. Tempestà

-Capo nocchiero!
-Gli anziani bambini ci hanno traditi 

-Che c'è
-Funesta gioventù, consumata a recalcitranti assenzi

-Coraggio, dà voce alla ciurma che si diano daffare, forza, forza. O qui crolliamo a picco, Avanti! 
-Ancora educazioni repressive perpetue e solenni 

-E voi tenetevi sotto coperta!
-nessun animo solerte può avere luce nelle ombre medioevali del oggi dove tutto il potenziale astanti è cadavericamente vivo. 

Dimenticanze invisibili di Giuseppe Gamba

Innocenti non in guerra





A cura di Monica_Alcantar*

Versione libera di frammenti di testi:
Madre Courage di Bertolt Brecht
Il Gaviano di Anton Checov
Giulietta e Romeo di William Shakespeare
La Luna e il falò di Pavesse
Protocolo UNICEF Contro bambini armati 2000
Voci di Anna Salutato, Barbara Errani, Carlotta Mencchichi e Monica Alcantar
Crediti fotografici: Christofer Anderson, Mireia Sallares, Monica Alcantar

*Becaria Estudios en el extranjero del Fonca-Conacyt 2012


jueves, 4 de julio de 2013

DIMENTICANZE INVISIBILI. Work in progress



àsenTeatér sviluppa Dimenticanze Invisivili come primo approccio scenico, e vuole aprire l’officina nell’ambito d’indagine e mostrare il lavoro in divenire che, nello specifico, fa riferimento alle tradizioni rurali della Val Brembana, nella provincia di Bergamo; dove il patrimonio genetico di una realtà bucolica, è situato nelle pratiche agresti, ma anche, e soprattutto, nell’immaginario collettivo. Dalle voci afone a cui si ci siamo abbandonati, riscaviamo a mani nude le Voci Dimenticate, quelle dalle verità presenti, quelle altisonanti e livide, quelle che cantano e riverberano nella possibilità di riformare conservando.  
L’anima dei luoghi è fatta di persone e di totem, icone e identità nelle quali crediamo sia racchiusa una forte aura mistico-ideologica, capace contenitore del presente. La scena, l’officina laboratoriale è, in questo caso, il corpo mistico e concreto che si manifesta attraverso la singolarità delle Voci.  
Dalla “voce batacchio” delle campane delle mucche nei verdi pascoli della valle si scende fino al canto delle Sirene Omeriche e nel mare delle possibilità la leggerezza delle nuvole ricoprono il sole, ma quello che si vede non è soltanto ombra.
Una profonda verità è stata rivelata. Le Voci non sono mai sole, sono persone vive.
“Una voce significa questo: c’è una persona viva, gola, torace, sentimenti, che spinge nell’aria questa voce diversa da tutte le altre voci.”                                             Italo Calvino, Un re in ascolto.
Il luogo, dove sorgono e insorgono le Voci , è il corpo sociale, la Valle, nonché lo spazio fisico e immaginifico di una capacità viva e imminente della remota o recente memoria, a cui ci si era sottratti o impudentemente consegnati.  
Una memoria viva, sonante, concreta, come il sapore del formaggio, l’epos delle tante voci della Valle, il loro potenziale odeporico, le vecchie e tradizionali storie, le fiabe, i racconti di miniera, di emigrazione e così discorrendo. Questi sono i caratteri, i contenuti che ci interessa esaltare nel gusto delle vostre orecchie, nella vista delle vostre bocche, nell’udito dei vostri occhi. Il potenziale culturale delle Dimenticanze è già nel vostro sguardo, ascolto e cuore attento, ma ancora una volta invisibile, sottile, spettrale.
Ogni scena, in fondo, è un fatto sociale e in esso il travestimento svela.
In data 14 Luglio 2013, presso il Modo Café di Bologna, àsenTeatér , presenta come primo momento di apertura del work in progress una performance e video installazione

Monica Alcantar, borsista del FONCA-Conacyt 2012. Attrice e ideatrice messicana laureata alla Scuola di Arte Teatrale dell’UNAM. Lavorato con diversi registi e musicisti fra Umewaka Naohiko, Jean-Frederic Chevallier, Stefano Scodanibbio e collaborato con artisti visivi come Tobias Rossenberg. Attualmente laureanda in Discipline dello spettacolo a Bologna dove ha avuto l’opportunità di studio con Bernardi-Casolari, Simona Bertozzi, O Thiasos Teatro Natura.

Giuseppe Gamba, autore e regista, laureato in Letterature, Arti figurative, musica e spettacolo nella Facolta di Scienze Umanistiche di Bergamo, attualmente laureando di Discipline dello spettacolo a Bologna dove ha svilupato percorsi accademici con Alain Leverrier, Lorenzo Gleijeses, Armando Punzo.

jueves, 20 de junio de 2013

Dimenticanze invisibili


"L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio."



Le città Invisibili. Italo Calvino.

















Con il progetto Dimenticanze Invisibili volgiamo innanzitutto recuperare quelle che sono le radici dei popoli cercando di “riconoscere chi o che cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno e farlo durare, e dargli spazio”. La metafora dell’inferno proposta da Calvino parla da sé, ma vorremmo sottolineare ed esulare qualsiasi eventuale intendimento retorico o moralistico nella lettura della citazione sopra indicata. Si tratta di un carattere etico, nella coscienza mancata delle masse.